Tarantino svela il film a cui è più legato e racconta il motivo per cui si è seduto dietro la macchina da presa.
Quentin Tarantino tende a generare opinioni contrastanti (sebbene non nel sottoscritto): c’è chi lo considera un maestro del cinema moderno e chi ne contesta lo stile, ma una cosa è certa — il suo contributo all’arte cinematografica a partire dagli anni ’90 è indiscutibile.
Nel corso di una conversazione con Howard Stern di SirusXM, il regista ha finalmente preso una posizione, sorprendendo il pubblico con la rivelazione circa il suo film più amato tra quelli che ha diretto. E non si tratta di una dichiarazione da poco, considerando che per anni si è rifiutato di stabilire una gerarchia tra le sue opere.
“Amo i miei film. Li adoro. Li realizzo per me stesso. Tutti gli altri sono invitati a partecipare. Quando li trovo in TV, penso: ‘Oh, bene, guarderò un po’ di Jackie Brown’.”
Con queste parole, Tarantino ha ribadito il legame personale e intimo che mantiene con il proprio lavoro, a partire da quella che può essere considerata una delle sue opere più sottovalutate. Secondo il regista italoamericano, le sue pellicole non sono solo opere da mostrare al pubblico, ma creazioni nate principalmente per soddisfare una sua esigenza artistica e affettiva.
Durante l’intervista, Tarantino ha ammesso che, con il tempo, una delle sue opere ha preso uno spazio preminente nel suo cuore. Nonostante la sua proverbiale reticenza nel scegliere il preferito tra i suoi “figli cinematografici”, ha confessato che ora c’è un titolo che considera superiore agli altri — e il motivo non è solo tecnico, ma profondamente emotivo.
La sua carriera, cominciata con le Iene nel 1992 e consacrata due anni dopo con Pulp Fiction, lo ha portato a sperimentare generi, linguaggi e strutture narrative. Ha ottenuto successi planetari con i due capitoli di Kill Bill, ha ricevuto elogi con Inglourious Basterds e conquistato pubblico e critica con Django Unchained, il suo titolo più apprezzato su IMDb e uno dei maggiori incassi della sua carriera.
Ma il film che oggi considera il più rappresentativo della sua visione — e che lo spinge a fermarsi ogni volta che lo incontra sul piccolo schermo (al netto del succitato Jackie Brown) — è uno in cui ha voluto rendere omaggio a un’epoca del cinema che ama profondamente, un’opera che, a suo dire, incarna meglio di tutte le altre la sua maturità creativa.
“Per anni dicevo che erano tutti miei figli. Ma ora, se devo essere onesto con me stesso… questo è il mio migliore”.
Il film in questione è C’era una volta a… Hollywood, film con cui ha voluto rendere omaggio a un’epoca del cinema che sente particolarmente vicina, offrendo una narrazione che fonde realtà e finzione in un tributo personale alla Hollywood degli anni ’60.
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