Oltre 1000 casi di morbillo negli USA: due bambini morti in Texas. Kennedy cambia posizione sul vaccino, ma il dibattito resta acceso.
Negli Stati Uniti il morbillo è tornato con forza e adesso fa davvero paura. Da gennaio, il virus ha contagiato oltre 1000 persone in tutto il Paese, riportando al centro dell’attenzione una malattia che nel 2000 era stata dichiarata eliminata dal suolo americano. Due bambini sono morti in Texas, epicentro dell’epidemia, dove la situazione si è aggravata nelle ultime settimane.
Il focolaio più ampio è esploso, come appena accennato, nel Texas, dove si contano quasi 500 casi (oltre 50 dei quali hanno richiesto il ricovero ospedaliero). L’epidemia si è diffusa soprattutto in una comunità mennonita (chiesa anabattista fondata nella metà del 1500) nella contea di Gaines, dove la diffidenza verso i vaccini è radicata in motivazioni religiose e culturali. Proprio qui ha avuto luogo la morte della seconda vittima del morbillo nello stato: una bambina non vaccinata, deceduta per insufficienza respiratoria in un ospedale di Lubbock. Pochi mesi prima, un altro bambino di sei anni, anch’egli non immunizzato e senza patologie pregresse, era morto a causa della stessa infezione.
Il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr. – già candidato nella corsa presidenziale e inserito poi nell’amministrazione Trump – ha visitato l’area colpita e partecipato in silenzio ai funerali dei bambini: a sua presenza è stata accompagnata da un clima teso, alimentato anche dalla continua diffusione — da parte di gruppi no-vax, alcuni dei quali legati allo stesso Kennedy — di teorie infondate che attribuiscono le morti a presunti errori medici.
Su X, Kennedy ha quindi scritto: “Sono qui per consolare le famiglie e la comunità”. Per poi fare un parziale dietrofront, scrivendo che “il modo più efficace per fermare il morbillo è il vaccino”.
Perché parziale? Perché non ha promosso la vaccinazione su scala nazionale, ma solo nelle aree maggiormente colpite (suscitando così perplessità tra gli esperti, che temono una strategia insufficiente a contenere un virus estremamente contagioso e che ha necessità del 95% della popolazione vaccinata per ottenere l’immunità di gregge (mentre oggi secondo il Centers for Disease Control and Prevention il tasso nazionale per i bambini in età prescolare è al 92,7%).
Dal focolaio iniziale in Texas, l’epidemia si è estesa rapidamente ad altri stati confinanti. Il Nuovo Messico ha segnalato 54 casi, l’Oklahoma 10. Focolai attivi sono presenti anche in Ohio, Pennsylvania, Indiana, Montana e Kansas. Nel complesso, più di 20 stati americani hanno registrato casi isolati o collegati all’epidemia in corso. Aree come la contea di Erie in Pennsylvania e Allen County in Indiana si sono attivate con misure di contenimento locale.
Oltre confine, anche il Canada e il Messico stanno affrontando situazioni analoghe. In Ontario, i casi confermati hanno superato quota 1.400, mentre nello stato messicano di Chihuahua le autorità contano 1.041 infezioni e un decesso. In tutti e tre i Paesi, la variante in circolazione è la stessa, a conferma di una catena di trasmissione transnazionale.
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